Gestione del dolore

 

COSA S’INTENDE PER “GESTIONE DEL DOLORE”?

Si parla di gestione del dolore perché, in diversi quadri clinici, oltre a porre attenzione sulla patologia che inizialmente ha generato il sintomo, è necessario trattare il dolore stesso per ridurre la disabilità e migliorare la qualità di vita.

Il dolore, infatti, ci può rendere incapaci di svolgere molte attività della vita quotidiana, basti pensare che le due patologie che nel mondo generano più disabilità, senza ridurre l’aspettativa di vita, sono il mal di schiena e l’emicrania, entrambi quadri assolutamente benigni, ma che necessitano di una gestione efficace del dolore.

Le armi a disposizione del clinico sono molte:

  • la terapia farmacologica, attraverso analgesici (ad es. paracetamolo) anti-infiammatori non steroidei (ad es. ibuprofene, nimesulide, diclofenac, etc.) corticosteroidi (vari preparati a base di cortisone), triptani, antidepressivi (ad es. anitriptilina, dluoxetina, fluoxetina, etc. .), oppiacei, cannabis, anticorpi monoclonali, farmaci per il dolore neuropatico (ad es. pregabalin) e altri preparati;
  • la fisioterapia: intesa come esercizio terapeutico specifico, educazione allo stile di vita, terapia manuale e strumentale;
  • terapia infiltrativa: l’infiltrazione intra-articolare, piuttosto che peri-radicolare può essere un valido strumento, i principi attivi introdotti possono essere diversi (ad es. corticosteroidi, anestetici locali, acido ialuronico, ozono etc.);
  • psicoterapia: metodiche di rilassamento (ad es. minfulness, training autogeno etc.), ipnosi, sostegno psicologico e gruppo psicoeducativo;
  • chirurgia ortopedica o neurochirurgia: per alcune patologie, se l’intervento conservativo fallisce o se ci sono specifiche indicazioni, la chirurgia può essere la soluzione (ad es. discectomia per ernia del disco – oggi tal volta eseguita anche in endoscopia -, protesi articolari, artrodesi,  foraminotomia,  radiofrequenze a livello delle faccette articolari etc.);
  • rimedi naturali o di medicina complementare/alternativa: sicuramente, tra questi, lo strumento più potente che abbiamo in mano è la modificazione dello stile di vita (ad es. ritmo sonno-veglia, attività fisica, alimentazione, ‘pacing’, ‘graded exposure’, etc. sono elementi importanti);  tecniche quali l’agopuntura possono costituire un’integrazione al trattamento del dolore, esse infatti possono avere  un ruolo anche in un trattamento basato sui principi positivisti, lo stesso non si può però dire per altri approcci alternativi/complementari come l’omeopatia o la pranoterapia. 

Si tratta quindi di un intervento multi-disciplinare ove entrano in gioco, a seconda dello specifico caso, figure diverse quali: il fisioterapista specializzato, l’algologo, lo psicoterapeuta, l’ortopedico, il neuro-chirurgo etc.

 

QUANDO E’ INDICATO UN PERCORSO PER LA GESTIONE DEL DOLORE?

In poche parole, quando il sintomo dolore è il problema principale.

Il dolore acuto, secondario ad un trauma o ad una patologia specifica, costituisce un sintomo del problema che lo ha causato e tende a risolversi con la guarigione dei tessuti.

Quando il dolore persiste per diverso tempo, però, esso tende a divenire cronico ed a rendersi indipendente dalla causa che lo ha generato. Questo si pensa sia dovuto a meccanismi di decondizionamento (quando ci muoviamo poco o male a causa del dolore tendiamo a perdere forza, propriocezione, coordinazione e resistenza) e di sensibilizzazione (i recettori del dolore divengono più ‘reattivi’ sia a livello periferico che centrale).

Il dolore cronico può quindi estendersi (in termini di aree corporee colpite), divenire più intenso, associarsi a sintomi di altra natura (come ansia e depressione), essere costantemente presente lungo tuta la giornata e tal volta svegliarci di notte.

Questa condizione invalidante necessita quindi di essere gestita al meglio.

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