Spesso, quando avvertiamo dolore a livello della spalla, si tratta di una condizione benigna, seppur fastidiosa e potenzialmente di lunga durata, chiamata per l’appunto “sindrome della spalla dolorosa”. Com’è facile intuire, il dolore è l’elemento caratterizzante di questa condizione, e i reperti strumentali quali ecografia, risonanza magnetica, RX, seppur talvolta utili per escludere altre patologie o per identificare voluminose calcificazioni a livello dei tendini della cuffia dei rotatori (tendinopatia calcifica), non ci danno un grosso aiuto nell’identificare una struttura fonte del dolore. Infatti è molto difficile, se non impossibile, in questa situazione determinare se i sintomi derivino dalla borsa sub-acromiale, dai tendini della cuffia dei rotatori (sovraspinato, sottospinato, sottoscapolare, piccolo rotondo) o da altre strutture quali capsula, labbro (cercine glenoideo), capo lungo del bicipite.
Quando vengono utilizzati termini quali “conflitto (o impingement) sotto acromiale” o “tendinite della cuffia dei rotatori”, spesso si fa riferimento al suddetto quadro.
Oltre a questa condizione, esistono però altre patologie specifiche:
- l’artrosi non è altro che la degenerazione della cartilagine articolare che nonostante possa essere non sintomatica, a volte comporta dolore e difficoltà di movimento, specie quando viene colpito l’osso subcondrale e la tendinopatia della cuffia dei rotatori è in fase avanzata. Può essere in questi casi indicato un intervento di protesi inversa, che vada a sostituire la testa dell’omero e la cavità glenoidea, invertendo però il rapporto concavo-convesso, andando a impiantare una testa dell’omero concava e una glena convessa;
- la “spalla congelata” o capsulite adesiva che, come suggerisce il termine è caratterizzata da una forte rigidità e perdita di movimento. Nelle prime fasi si associa a forte dolore che può coinvolgere anche tutto l’arto superiore;
- la lussazione acromionclaveare o glenomerale: entrambe queste articolazioni, se colpite da un trauma, possono andare incontro a lussazione con conseguente lesione di capsula, legamenti e talvolta di altre strutture come ad esempio nel caso della lesione Bankart o del segno di Hill-Sachs. A volte le lussazioni, specie se recidivanti, possono condurre ad un’instabilità di spalla;
- la lesione di cuffia: oltre alla degenerazione, la cuffia può andare incontro anche a lesioni parziali o massive in seguito a traumi. Tali lesioni possono essere suturate con un intervento di ricostruzione di cuffia. Questi quadri possono determinare un’incapacità di muovere attivamente il braccio, che risulterà “senza forza”;
- le fratture: evidentemente anche i capi ossei che costituiscono la spalla possono andare incontro a frattura, la quale può essere post traumatica o “patologica” in caso di osteoporosi, metastasi, ecc. Possono fratturarsi testa dell’omero, glena, scapola, trochite (o grande tuberosità), trochine (o piccola tuberosità).
Infine è necessario ricordare che i muscoli giocano un ruolo fondamentale in questa articolazione, essi possono essere sia vittima che responsabile della problematica in atto, basti pensare ai trigger point, alle discinesie scapolari, alle microinstabilità, ecc.