I sintomi definiti dal paziente come “mal di schiena” possono derivare da diverse condizioni. Innanzitutto è necessario capire se il dolore percepito è:
- a livello dorsale, nell’area compresa tra il collo e la zona lombare (posteriormente, all’altezza della gabbia costale),
- a livello lombare, nell’area compresa tra la dodicesima costa ed i glutei,
- o se viene coinvolto anche l’arto inferiore fino potenzialmente anche al piede, per coinvolgimento del nervo sciatico (si parla in questo caso di lombo-sciatalgia o “sciatica”), crurale (si parla in questo caso di lombo-cruralgia) oppure per dolore riferito da strutture articolari, discali o trigger point miofasciali.
Alcune patologie che possono colpire le aree sopra descritte della colonna vertebrale sono:
- stenosi: restringimento del canale midollare che può provocare sintomi agli arti inferiori e la cosiddetta “claudicatio neurologica” (condizione che impone al Paziente di fermarsi molto spesso quando cammina);
- scoliosi e dorso curvo: deformità del rachide che si manifestano o evolvono in momenti specifici della vita dell’individuo, tipicamente ad esempio durante il periodo dell’accrescimento;
- spondilolistesi: scivolamento di una vertebra rispetto alla sottostante. Essa è frequentemente, al contrario di ciò che verrebbe da pensare, assolutamente asintomatica;
- discopatie (protrusioni, estrusioni ed ernia espulsa): con questi termini si fa riferimento al fenomeno di progressiva lacerazione delle lamine fibrose (anulus fibrosus) che costituiscono la parte esterna del disco intervertebrale. Tale lacerazione è dovuta alla pressione operata dall’interno dal nucleo polposo del disco stesso. Una volta che tutte le lamine sono state lacerate, il nucleo può fuoriuscire dando vita all’ernia espulsa;
- radicolopatia e sindrome della cauda equina: con questi due termini si fa riferimento ad una patologia che colpisce le fibre nervose che fuoriescono dal midollo spinale. Tali condizioni possono generare, oltre al dolore, sintomi quali parestesie (formicolii, intorpidimento, ecc.) agli arti inferiori o alla regione perineale, e segni quali deficit di sensibilità, debolezza, incontinenza;
- fratture vertebrali e spondilolisi: mentre le fratture vertebrali, salvo casi particolari, hanno origine traumatica, le spondilolisi sono anomalie anatomiche congenite e spesso asintomatiche;
- artrosi e osteoporosi: sebbene spesso si associno questi due termini per assonanza, essi indicano due processi patologici molto diversi. Il primo può provocare soprattutto rigidità e nei casi più gravi radicolopatia, mielopatia o stenosi, mentre il secondo si riferisce a un indebolimento del tessuto osseo che non provoca sintomi ma che fa sì che aumenti il rischio di fratture.
Nonostante esistano quindi molte patologie specifiche che possono colpire il rachide lombare, frequentissime sono le lombalgie aspecifiche. Queste vengono definite da alcuni pazienti “colpo della strega” e possono associarsi a rigidità, deficit di controllo motorio (cattiva postura statica e dinamica, coordinazione), trigger point, disfunzioni del bacino, disfunzioni neurodinamiche, ecc.