Spesso si parla, anche in modo improprio, di approccio non farmacologico alle cefalee. Esiste davvero un “approccio non farmacologico”? E se si, è efficace?
Innanzi tutto, prima di pensare ad una possibile terapia è fondamentale comprendere la causa per la quale il mal di testa si presenta. Infatti, se le cefalee primarie, come emicrania o mal di testa tensivo, sono sicuramente le più frequenti, esistono anche forme secondarie a diversi disturbi, ad es. infezioni, problematiche temporo-mandibolari, patologie cervicali ed anche, raramente, patologie più gravi quali masse occupanti spazio.
In realtà, quindi, “l’approccio” ad un sintomo quale il mal di testa dovrebbe prescindere dalle terapie che poi si andranno ad indicare. Un’accurato colloquio anamnestico, che valuti la storia clinica passata, le caratteristiche della cefalea, i sintomi associati, etc, è il primo passo per l’inquadramento del paziente con cefalea. Successivamente, qualora si rendessero necessari, possono essere condotti approfondimenti diagnostici strumentali (come la risonanza magnetica), di laboratorio (ad es. esami del sangue) od attraverso una valutazione fisica della persona.
Una volta classificata, la cefalea dev’essere trattata. Spesso, opzioni non farmacologiche quali manipolazione, trattamento dei “trigger point”, attività fisica mirata, esercizio specifico, massaggio ed altre modalità proprie della fisioterapia, possono essere utili.
Le linee guida italiane elaborate dalla SISC (Società Italiana per lo studio delle Cefalee), uniche presenti sul panorama nazionale fino ad ora, raccomandano l’utilizzo di terapie non farmacologiche in aggiunta alla terapia farmacologica. Possono essere, invece, utilizzate come alternativa nel caso di polifarmacoterapia, gravidanza, allattamento, situazioni di fragilità (ad es. anziani con comorbidità importanti), infanzia o bassa tolleranza ai farmaci.
Le terapie non farmacologiche (link) con maggior evidenza d’efficacia sono: bio-feedback, agopuntura, manipolazione, mobilizzazione, massaggio, tecniche di ririlassamento (per la prevenzione degli attacchi), stimolazione magnetica trans-cranica e applicazione di mezzi fisici quali calore, manovre a livello cranico quali pressioni etc. (per la terapia dell’attacco acuto).